Talvolta alcune narrazioni ci affascinano con la loro bellezza, con la potenza evocativa delle scelte che le animano.
Quando gli abbiamo fatto la prima domanda, Domiziano Giacon ha fatto una cosa che non si dovrebbe fare mai.
Ha risposto con un'altra domanda.
Poco male. Ogni persona racconta le cose a proprio modo.
E Domiziano le racconta arrivando come un fulmine, o come una folata gelida di vento, sbuca dietro al punto interrogativo, ci si appoggia, lo sposta.
Ti fa un'altra domanda e ti chiede anche se hai capito la risposta che non ti ha dato.
È così che in fondo Domiziano si è inventato sempre tutto. Si è inventato anche Tecnodom.
Già da quando aveva otto anni, già da quando si ingegnava per trovare delle scorciatoie, delle strade alternative.
"Dovevo inventarmi qualcosa" ci dice.
Anzi, non lo dice. Ma noi lo capiamo lo stesso.
È così che Domiziano Giacon, fondatore e creatore di Tecnodom, ha dimostrato che la passione, la determinazione, la creatività e la famiglia possono portare a grandi risultati imprenditoriali.
La sua storia è una testimonianza del valore del lavoro duro, della coerenza con se stessi, con le proprie capacità, della lotta con i propri talenti, con le proprie fragilità.
La storia di Domiziano, e quindi di Tecnodom, comincia quando lui aveva soltanto 18 anni. Quando ha aperto la sua prima società, la DGD.
Domiziano vende la sua Laverda 125, compra un trapano a colonna e un compressone.
Nel garage del nonno costruisce i primi banchetti frigo partendo da un'idea pescata chissà dove. Fa un leasing di 80 milioni e acquista una pressa piega e trancia e un trapano a colonna, che usa ancora adesso quando realizza i suoi prototipi.
Ce lo immaginiamo, da ragazzo, mentre guarda le cose e sente di poterle trasformare, ne è certo. Tutto può diventare altro.
Tutto può semplicemente essere inventato.
Si chiude nel garage di casa. Prende il compressore, afferra il trapano. In testa ha già un disegno, lo ha immaginato di notte, forse.
I suoi prodotti hanno successo, sono innovativi e Domiziano decide di reinvestire i guadagni nella tecnologia del futuro. In qualcosa di più performante.
Tecnodom deve essere sinonimo di qualità, il prodotto deve essere utile, senza fronzoli, funzionale, facile, comodo, duraturo.
Gli addetti ai lavori, i clienti, i frigoristi e i manutentori devono poter operare senza alcuna difficoltà.
Il loro carico di lavoro deve essere alleggerito, il più possibile, deve essere salvaguardato. E soprattutto la linea produttiva, nella sua interezza, deve essere interna.
Questa filosofia così lungimirante garantisce di fatto il successo dell’azienda.
Domiziano ci ha visto giusto.
Domiziano, in buona sostanza, è il guardiano di un sogno che ha preso forma grazie a una passione incrollabile. Nel suo percorso imprenditoriale ha trovato ispirazione in Patricia, sua compagna di vita e alleata incondizionata. Insieme, hanno dato vita a Tecnodom, che incarna audacia e determinazione.
Nell'epopea di Tecnodom, l'ispirazione ha preso forma attraverso l'impiego di tecnologie all'avanguardia. L'azienda ha abbracciato il controllo totale del processo produttivo, con punzonatrici, taglio laser e macchine all'avanguardia che creano, di fatto, prodotti di qualità superiore. Domiziano ha sollevato il velo della creatività, incarnando la figura di un innovatore sui generis, capace di trascendere i limiti dell'ordinario.
Oggi Tecnodom accontenta i ristoratori e professionisti di tutto il mondo. Ma la grandezza di questa azienda non è soltanto un trionfo dell'ingegno umano, è anche un tributo alla perseveranza, alla fiducia nelle proprie radici e alla forza della volontà che sfida ogni ostacolo.
La storia di Domiziano Giacon ci ricorda che siamo forgiati della trama intricata delle nostre esperienze, delle persone che amiamo e delle sfide che affrontiamo con coraggio.
Nell'eterna danza tra audacia e destino, possiamo sollevare il sipario del nostro potenziale e creare cose che vivranno oltre il tempo, illuminando le strade di coloro che verranno dopo di noi.
Insomma, Domiziano Giacon non ha risposto a nessuna nostra domanda. Anzi, ne ha fatte a sua volta.
Ma forse, ora che siamo arrivati alla conclusione di questo testo, ci rendiamo conto che non ha risposto a nessuna domanda perché probabilmente abbiamo sbagliato la prima, delle nostre domande.
Gli abbiamo chiesto che studi ha fatto. E come ha fatto a imparare la tecnica da frigorista stimato e geniale che lo contraddistingue e che gli addetti ai lavori raccontano.
Ma non si chiede dove ha imparato a fare le cose a uno che le cose non le ha mai imparate.
Le sapeva già.
Nonostante tutto.
Malgrado se stesso.
Domiziano Giacon è accomodato nelle lettere di queste tre frasi.